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Armi e "femminicidi": i numeri... contano!

Immagine del redattore: Giulio MagnaniGiulio Magnani

La nostra lettera di chiarimento al Commissario Capo Michelangelo Missio, dirigente del Commissariato di P.S. di Cividale del Friuli, il quale secondo il Messaggero Veneto del 24 marzo avrebbe dichiarato che il 90% dei "femminicidi" è compiuto con armi legalmente detenute. Eppure i rapporti ufficiali mostrano numeri profondamente differenti...



Gentilissimo Commissario Capo Missio,

ho avuto modo di leggere ieri sul Messaggero Veneto un articolo relativo ad un incontro tenutosi a Cividale del Friuli ed avente come tema il fenomeno del c.d. "femminicidio", che, devo ammettere, mi ha lasciato alquanto sorpreso. L'articolo, il cui sensazionalistico titolo era "Il 90% dei femminicidi compiuto con armi detenute legalmente", riportava un'affermazione a Voi attribuita secondo la quale, per l'appunto, il 90% dei c.d. "femminicidi" sarebbe compiuto con armi detenute legalmente. La sorpresa cui accennavo è stata causata da questa precisa affermazione, che descrive una situazione fortemente distante da quella a me nota. Uno dei più recenti rapporti di cui sono a conoscenza - "Caratteristiche, dinamiche e profili di rischio del femminicidio in Italia" curato dall'EURES nel novembre 2015 e che Vi allego - riporta infatti dati talmente differenti che, qualora fossero corretti quelli a Voi attribuiti nell'articolo, dovrebbero farmi dubitare fortemente dell'attendibilità dell'organismo citato. Tale rapporto, difatti, riporta "una prevalenza di omicidi commessi con un’arma da taglio (30,3%) e, secondariamente, con un’arma da fuoco (28,2%)", seguiti poi da quelli mediante armi improprie, strangolamenti, percosse e soffocamenti. Un secondo rapporto del Senato, datato febbraio 2017 e che ugualmente vi allego, mostra un leggerissimo incremento delle prime due modalità che passerebbero rispettivamente al 32,5% per gli strumenti da taglio ed al 30,1% per le armi da fuoco. Sfortunatamente nessuno dei due rapporti in mio possesso specifica quante delle armi da fuoco siano di provenienza illegale, quante detenute legalmente e quante, invece, d'ordinanza. Ammesso comunque che si tratti esclusivamente di armi legali - e apparrebbe più che strano - rimane da capire come possa il dato attribuitoVi essere più di tre volte superiore a quello degli autorevoli rapporti citati a guadagno delle altre modalità di omicidio che, al contrario, risulterebbero complessivamente inferiore di sette volte e di conseguenza quasi statisticamente irrilevanti. O comunque come possano i dati pubblicati dall'EURES e dal Senato della Repubblica essere talmente difformi da quelli a cui Voi, nel caso, vi sareste rifatto.

La questione risulta tutt'altro che indifferente poiché alcuni pregiudizi sui possessori legali di armi - quale io stesso sono - derivano o sono alimentati proprio da informazioni imprecise diffuse dalla stampa e che spesso lasciano intendere che chi per qualsiasi motivo detiene ed usa armi sia probabilmente violento, instabile o comunque un potenziale pericolo per la collettività. E' pertanto assolutamente necessario, al fine di affrontare determinate sensibili tematiche, possedere dati corretti e provenienti da fonti ufficiali o indubbiamente autorevoli.

Come presidente del Comitato Direttiva 477, associazione per la tutela dei diritti dei legali detentori di armi, avrei quindi necessità di sapere se le affermazioni che Vi attribuiscono sono effettivamente riconducibili a Voi e quindi certamente basate su fonti e dati ufficiali più attendibili di quelli che Vi ho illustrato (che avremmo quindi tutti necessità e curiosità di conoscere), o se al contrario si sia trattato di una svista giornalistica attribuibile ad un fraintendimento dell'autrice dell'articolo.

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